W il nuovo logo
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wisława Szymborska
Ho festeggiato da poco i 10 anni di attività. Per convenzione, la data coincide con quando ho aperto la partita IVA, ma se guardo all’indietro mi rendo conto che ho solo trasformato in un mestiere codificato quello che ho sempre fatto: costruire, immaginare, disegnare e molto altro.
10 anni di Wonderland, quindi, che onoro con un logo nuovo. Perchè? Dato che non è semplice parlare di se stessi, lo faccio mettendo insieme i brief di MADE, l’agenzia che mi ha supportato nel percorso di restyling del logo.
Da dove nasce il bisogno di un logo nuovo?
Nasce dal fatto che Wonderland compie 10 anni. Le ricorrenze servono soprattutto a riflettere sul percorso fatto e da fare. Dieci anni fa ho intrapreso questa avventura con Claudia: il vecchio logo lo avevamo pensato insieme, in un momento storico e professionale un po’ diverso.
Di quegli inizi porto sempre con me i valori di artigianalità della produzione, creatività e unicità, ma c’è stata un’evoluzione, sia da un punto lavorativo che estetico. Un regalo a me, quindi, per questi 10 anni: qualcosa di diverso, di nuovo, per cominciare un nuovo decennio, il segnale di una storia che prosegue.
Revisione del marchio o anche del nome?
Il nome resta il medesimo, in tutto e per tutto.
Il primo collettivo di lavoro, una volta terminata l’Accademia, si chiamava “Coccodrilli a Manovella”. Eravamo affascinate dalle Wunderkammer: l’unione di un elemento naturale (il coccodrillo) e di uno artificiale (la manovella) introducevano un immaginario che sentivamo vicino. Una volta rimaste Claudia e io, pensammo che sarebbe stata più efficace una parola sola, semplice e immediata. Nacque così Wonderland: non più solo una “kammer”, una stanza, ma un mondo intero. E anche l’omaggio a un romanzo che, come immaginerete, è stato un testo cardine per la nostra formazione sentimentale e creativa.
A distanza di 10 anni, questo pensiero lo sento ancora in maniera molto forte.
E anche i riferimenti iconografici restano gli stessi. Monogramma, capolettera, sigillo: in questo non voglio discostarmi troppo dal marchio precedente. Si tratta di un restyling, in fondo.
Cosa cambia, quindi?
Mi piacciono i particolari minuti, gli indizi, le immagini di uso comune che possono raccontare tante storie diverse.
Naturalia e artificialia, dicevamo.
Un coniglio: “È tardi, è tardi!” La prima figura che appare è certamente il bianconiglio di Alice con l’orologio nel panciotto. È il tempo che fugge, le scadenze, l’ansia. Ma il coniglio è anche un simbolo lunare, femminile, di fertilità.
Il lupo? È la parte istintiva, a volte maschile. La sua indole, così vicina a quella dell’uomo, mi inquieta e attrae al tempo stesso. Complementare al coniglio, non in contrapposizione.
Le forbici sono gli attrezzi del mio lavoro, facile, no? Ma sono anche simbolo del modificare, dell’intervenire, del creare. E poi c’è la chiave, che apre e che chiude, che custodisce cose preziose e che svela la parte più intima e segreta.
La foggia cuoriforme della foglia d’edera sarà solo un vezzo estetico? Forse che sì, forse che no. Ma per gli antichi greci era simbolo di continuità e fedeltà, e amo associarla a me e al mio lavoro.
Come si evince, ogni immagine ha moltissimi livelli di lettura: potete considerare le forme per quello che sono o provare a giocare con i loro significati, indipendentemente da quello che rappresentano per me, e farvi così trasportare in una vostra personale camera delle meraviglie.